venerdì 27 gennaio 2012

Per chi sostiene sempre i tedeschi

da Corriere.it

Il Giornale contro Der Spiegel«A noi Schettino, a voi Auschwitz»

Editoriale di Sallusti contro il settimanale tedesco, criticocon gli italiani sul caso Concordia. Bufera in Rete

MILANO - «A noi Schettino, a voi Auschwitz». Due righe, che riempiono la prima pagina de Il Giornale, e un editoriale, firmato dal direttore Alessandro Sallusti, in cui non si usano mezzi termini nei confronti del Der Spiegel. «Ci definisce un popolo di codardi perché "gli italiani non sono una razza" - si legge nell'occhiello - . Loro sì, invece, e lo hanno dimostrato assieme ad Hitler». Una dura replica all'articolo sul naufragio contenuto nell'ultimo numero del principale settimanale tedesco, che assume un peso maggiore nel giorno in cui il mondo intero ricorda le vittime dell'Olocausto. «Mano sul cuore - aveva scritto qualche giorno fa lo Spiegel -: qualcuno si è forse meravigliato del fatto che il capitano della Costa Concordia fosse italiano? Ci si può immaginare che a compiere una simile manovra, inclusa la fuga successiva, potesse essere un tedesco oppure, diciamo anche, un capitano di marina britannico?».

«AGGRESSIONE ALL'ITALIA» - Un attacco che Sallusti ha mal digerito, criticando con determinazione l'ultimo pezzo della provocatoria rubrica firmata da Jan Fleischauer e puntando il dito contro la stessa copertina del settimanale tedesco dedicata al naufragio al Giglio. Nel suo editoriale, il direttore de Il Giornale parla di «aggressione all'Italia», che «sta passando di fatto sotto silenzio». «Che i tedeschi siano una razza superiore - scrive il numero uno del quotidiano milanese citando il pezzo di Fleischauer - lo abbiamo già letto nei discorsi di Hitler. Ricordarlo proprio oggi, nel giorno della memoria dell'Olocausto, quantomeno è di cattivo gusto». Sallusti ricorda poi i 4200 passeggeri salvati sulla Concordia e insieme le «centinaia di migliaia di ebrei» salvati in Italia all'epoca delle leggi razziali. Ricorda Giorgio Perlasca. «È vero - scrive - noi italiani siamo fatti un po' così, propensi a non rispettare le leggi, sia quelle della navigazione, sia quelle razziali. I tedeschi invece sono più bravi. Li abbiamo visti all'opera nelle nostre città, obbedire agli ordini di sparare a donne e bambini, spesso alla schiena». E conclude: «Questi tedeschi sono ancora arroganti e pericolosi per l'Europa. Se Dio vuole non tuonano più i cannoni, ma l'arma della moneta non è meno pericolosa. Per questo non dobbiamo vergognarci. Noi avremmo pure uno Schettino, ma a loro Auschwitz non gliela toglierà nessuno».

TWITTER - La presa di posizione contro Der Spiegel del quotidiano della famiglia Berlusconi non è passata inosservata su Twitter. Molti quelli che criticano Sallusti. «Vergognati», «non ci si può credere», «è rivoltante», si legge. Sul social network però non mancano quelli che invitano a non fermarsi al titolo de Il Giornale, ma a leggere con attenzione tutto l'editoriale in prima pagina. E poi c'è anche chi, parafrasando il titolo del quotidiano italiano, si lascia andare all'ironia. «A voi Kant, a noi Eva Kant».

Io sto con Sallusti questi crucchi hanno spaccato la cippa continuando a pensare di essere i più bravi, il discorso sarebbe molto ampio quindi lasciamo perdere è sicuro che un articolo così non è sicuramente un bell'esempio di stile ed europeismo....

3 commenti:

  1. Bisogna sempre stare molto attenti... i tedeschi hanno sempre nel loro sangue il dna da fottuti nazisti; ne ho incontrati diversi in vacanza e credo siano le persone meno tolleranti in assoluto!...per schettino l'argomento è troppo vasto per poterloaffrontare qua

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  2. Io penso che se fossimo un pò più tedeschi e meno italiani sarebbe molto meglio per noi. La storia è storia, noi ospitiamo uno stato Vaticano (leggi Chiesa) che in passato si è macchiato di parecchi crimini, quindi cosa dobbiamo fare? Non facciamo dell'anacronismo del cazzo e guardiamo dove siamo ora. Potremmo essere come la Germania ma siamo considerati come la Grecia e Portogallo.

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  3. Aggiungo che Sallusti è un buffone schiavo del suo editore, il nostro Cavaliere.

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